Al momento stai visualizzando Trattamento cotto: servizi professionali

Il Trattamento cotto è uno dei servizi di punta di Trattamenti.biz infatti la nostra azienda vanta un’esperienza pluriennale nel settore.

Trattare cotto per noi significa prenderci cura dei tuoi pavimenti in cotto: per noi è una vera e propria missione.

 

Trattamenti del cotto

Trattamento e rifinitura del Cotto con qualità eccezionali. La sua porosità fa sì che abbia bisogno di un trattamento cotto. Trattamenti.biz garantisce trattamenti con oli e cere naturali e ritiene sia ora di sfatare i pregiudizi che fanno del Cotto un materiale difficile da pulire e mantenere.

Infatti con un appropriato trattamento del cotto e un minimo mantenimento, il cliente si garantirà un eccellente e duraturo risultato. Basti pensare che con un buon recupero si può riportare un pavimento in cotto centenario allo splendore iniziale.

Il Cotto è un materiale naturale assorbente con qualità eccezionali. La sua porosità fa si che abbia bisogno di essere “protetto” con prodotti naturali adeguati che ne mantengono inalterata la naturalità e che ne assicurano l’idrorepellenza e l’oleorepellenza.

Trattamenti.biz garantisce trattamenti del cotto con oli e cere naturali; effettuiamo anche la Levigatura del Cotto per chi desidera una finitura insolita oppure come soluzione per pavimenti vecchi.

Come trattare il cotto

Il lavoro di rifinitura effettuato di Trattamenti.biz è garanzia di durata nel tempo dei pavimenti, di preservazione di questi da future aggressioni, e di ottima resistenza ad ogni operazione di pulizia quotidiana.

Il Cotto, usato come materiale di rivestimento per pavimenti trae la sua origine dall’antichissima tecnica della cottura dell’argilla impastata con acqua per la preparazione dei mattoni, nonché dei vari tipi di terra cotta e ceramiche.

L’argilla e un miscuglio di sostanze minerali (silice, silicati di alluminio, ossidi di ferro, ecc.) che ha composizione variabile a seconda della provenienza per cui da origine a prodotti dalle caratteristiche diverse.

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Argille più ricche in ossidi di ferro, ad esempio, danno cotti più rossi, mentre argille ricche in calcare formano cotti più chiari e porosi.

La tecnica antica, tutta manuale, consisteva nell’impastare l’argilla per renderla plastica, nel pressarla a mano in forme di legno e nel cuocere i pezzi, asciugati all’aria, in forni a legna o a carbone.

Questa lavorazione a ormai eseguita solo in qualche fornace artigianale, specializzata in pezzi da restauro o rivolta ad una clientela particolare, dati gli alti costi e le difficoltà di manutenzione dei manufatti.

Accorgimenti di lavoro cotto

Il Cotto, anche quello dall’aspetto “fatto a mano” è tutto prodotto industrialmente. La composizione dell’argilla, la finezza della macinazione, la quantità d’acqua nell’impasto, la compressione, la tagliatura e la cottura conferiscono le diverse caratteristiche ai cotti per quanto riguarda l’aspetto (liscio, granuloso), la forma, il colore (gia1lo-rosso) e la porosità.

La temperatura di cottura e per la terra cotta sui 7.50-900°c cioè al disotto della sinterizzazione (fusione parziale), mentre per la produzione di monocotture, porcellane e gres, si sale a temperature fino a 1300°c e si ottiene una sinterizzazione più spinta, fino al limite della vetrificazione per la porcellana. Questa fusione parziale si chiama anche greisificazione.

La materia prima per la produzione di gres, monocottura e ceramica è costituita sempre dall’argilla (“gres” è il nome francese dell’arenaria) e dal caolino, ma con additivi diversi e più finemente macinati ed impastati.

Il problema della manutenzione e del trattamento del Cotto è legato al grado ed al tipo di porosità di questo materiale. A differenza delle monocotture, gres e ceramiche che hanno un grado di assorbimento dell’acqua irrilevante, il cotto ha una capacità di assorbimento che può arrivare fino al 25% del suo peso.

Il grado di porosità si misura convenzionalmente pesando il pezzo asciutto, poi immergendolo nell’acqua e ripesandolo. Il rapporto percentuale tra il peso dell’acqua assorbita rispetto al peso del pezzo esprime il grado di porosità.

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Se si considera, invece, il rapporto tra il volume dell’acqua assorbita e il volume del pezzo si ottengono dei valori che arrivano fino al 30%.

Questo mostra che un Cotto ha sempre una notevole “parte vuota”, che può arrivare ad essere addirittura un terzo del suo volume.

Un altro aspetto importante dei cotti è quello della capillarità. La legge fisica della risalita dell’acqua nei capillari insegna che più è sottile un tubo capillare, più è rapida la risalita dell’acqua al suo interno.

Lo stesso avviene nei cotti. La pressione di spinta dell’umidità nel caso di cotti all’esterno o cotti all’interno in locali umidi o cotti appena posati determina la formazione di efflorescenze bianche per i sali portati dall’acqua. Per i cotti a poro chiuso l’effetto di risalita è talmente pronunciato che in molti casi si ha addirittura lo sfaldamento in superficie del cotto.

Nei cotti a poro aperto invece l’acqua risale poco ed in generale evapora prima di risalire evitando la formazione del bianco in superficie.

Il problema dei sali è anche legato al tipo di sottofondo e di sistema di posa. La posa con cemento determina posa risalita. Nel caso invece venga aggiunta calce per renderne più plastico l’impasto e migliorare l’adesione la formazione di sali in superficie è molto maggiore.

Il problema è quello di distinguere chiaramente i cotti a poro chiuso, che, presentando fortemente il problema della capillarità, necessitano, nel caso di situazioni umide, di un trattamento del cotto antirisalita e conservativo. Per questo abbiamo messo a punto un metodo di misura della capillarità mediante tubicini di Karstens modificati.

Nei cotti fatti a mano con metodo artigianale (sezzadio) con le misure dei tubicini di Karstens non si determina ovviamente il grado di capillarità. Le cavità sono talmente larghe che l’acqua fuoriesce immediatamente. II trattamento di questi cotti merita un discorso particolare.

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La misura è molto semplice e consiste nell’applicare il tubicino di Karstens modificato sul Cotto con del “Pongo”, facendo attenzione che l’acqua non possa fuoriuscire dai lati. Si misura il tempo necessario affinché tutta l’acqua (5ml) sia immediatamente assorbita. Oppure si può misurare in tempi successivi la quantità d’acqua assorbita.

I cotti con piccoli capillari assorbono tutta l’acqua in pochi minuti, mentre i cotti a poro aperto impiegano anche 24 ore.

Nei cotti molto porosi secondo le misure con i tubicini, (a poro chiuso, per esempio, cotti francesi), lo spazio vuoto è formato da capillari sottilissimi, quindi dotati di alta velocità di assorbimento e profondità di penetrazione.Questi cotti, pur avendo forte porosità, si presentano spesso lisci e compatti.

Nei cotti a media o scarsa porosità (a poro aperto) ad aspetto granuloso (Impruneta), i capillari hanno un diametro maggiore quindi presentano una minore velocità di assorbimento e di profondità di penetrazione. In generale la superficie è ruvida. Ci sono cotti che possono presentare una superficie quasi
liscia che però alla frattura mostrano un aspetto più o meno uniforme (francese liscio a poro aperto). In ogni caso è proprio il test dei tubicini che determina la divisione delle due classi: – Assorbimento totale (5m1.) entro 1-2 ore per il poro chiuso e 24 ore per il poro aperto.

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